Il 17 giugno 2021, Monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato del Vaticano, ha consegnato all’ambasciata italiana presso la Santa Sede una cosiddetta «nota verbale» per evidenziare formalmente al Governo Italiano le preoccupazioni della Chiesa per alcune previsioni del DDL Zan e chiederne la relativa modifica: «Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato».
L'intervento della Santa Sede sul ddl Zan è stato quindi fatto alla luce del Concordato, l'accordo tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede del 18 febbraio 1984, esercitando una facoltà ivi prevista.
A parere della Chiesa il DDL Zan viola il Concordato, dunque, attraverso le vie diplomatiche, ne informa il Governo e ne chiede la modifica.
Il Concordato regola i rapporti tra lo Stato Italiano e la Chiesa ed è il frutto della revisione dei Patti Lateranensi, richiamati dall’art. 7 della Costituzione Italiana: “ Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi.”
Ma in quali parti il DDL Zan, a parere della Chiesa, violerebbe il Concordato?
Secondo il Vaticano sarebbero violati gli artt. 2 comma 1 e 3 del Concordato. All'articolo 2 comma 1 si legge che "la Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica".
Il fatto che il DDL Zan includa le scuole private nell’organizzazione di attività celebrative ed educative in occasione della “Giornata nazionale contro l’omotransfobia” violerebbe la prerogativa educativa della Chiesa.
Il comma 3 del medesimo articolo invece recita: “È garantita, inoltre, ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".
E’ timore della Chiesa che il DDL Zan possa, da un lato, limitare la libertà di espressione del pensiero e dei dettami dei principi e delle credenze del cattolicesimo e, dall’altro lato, fomentare intolleranza verso le posizioni “tradizionaliste” della Chiesa in tema di omosessualità. In sintesi, la Santa Sede rivendica la legittimità del suo intervento, in particolare laddove il Concordato garantisce "piena libertà di svolgere la sua missione pastorale" e di “piena libertà di manifestazione del proprio pensiero”.
