Una chef pasticciera è stata arrestata in Egitto. L’accusa: aver preparato dolci “indecenti” ricoperti da una glassa a forma di ...pene.
Gli “immorali” dolcetti, richiesti alla cake designer da un gruppo di donne per una festa di compleanno, sono stati condannati e hanno portato all’arresto della pasticcera e posto le “mandanti” sotto indagine.
Secondo l’autorità islamica, nota per gli editti religiosi che emette in Egitto, tortine e cupcake sono un “assalto al sistema religioso proibito dalla Sharia e criminalizzato dalla legge”.
La repressione è stata criticata nei social network egiziani. In molti si sono lamentati per la sparizione delle più elementari libertà personali nel paese musulmano.
La chef pasticciera è stata arrestata e poi rilasciata su cauzione. Si è giustificata dicendo di avere soltanto assecondato le richieste delle committenti.
Ovviamente noi riteniamo che l’arresto della chef sia totalmente ingiustificato, tuttavia ci siamo chiesti, ma in Italia come funziona? Il “buon costume” è tutelato da qualche legge?
Innanzitutto il concetto di “buon costume” è un concetto in continuo divenire ed evoluzione: se negli anni 50 in Italia dei dolcetti a forma di pene erano considerati “scandalistici” ora, nel 2021, ci sentiamo di affermare che siano dolcetti quasi “banali”.
Tuttavia la pornografia e il materiale considerato pornografico in italia sottostanno a una stringente normativa volta a tutelare sia il pudore e il buon costume sia i soggetti più deboli, quali ad esempio i minori, che potrebbero rimanere scandalizzati alla vista di determinato materiale pornografico.
Da un lato, è sicuramente corretto per uno stato democratico e liberale non censurare la pornografia e la libera manifestazione del pensiero, tuttavia dall’altro lato è dovere dello Stato tutelare i soggetti più deboli.
Per queste ragioni vi è ad esempio il divieto di avvisare il pubblico del contenuto potenzialmente “pornografico” e di trasmettere materiale osceno e eccessivamente in televisione prima che siano trascorse le ore 23.00, quando si ritiene che i bambini siano già andati a letto.
Allo stesso modo i social network, quali facebook, instagram o tik tok, astrattamente raggiungibili da chiunque, vietano la pubblicazione di immagini dal contenuto pornografico e danno la possibilità agli utenti di segnalare immagini e video di tale contenuto.
Il senso è: la pornografia non è vietata di per sè, ma è giusto che sia accessibile solo a chi è interessato, senza violare la pudicità di chi sente offeso il proprio pudore e decoro.
Vi è poi il Codice di Autodisciplina pubblicitaria che detta le regole per le pubblicità e che impone il rispetto della lealtà pubblicitaria (Art. 1), che vieta pubblicità volgari, violente e indecenti (art. 9) e pubblicità che possano offendere convinzioni morali, civili, religiose ovvero la dignità della persona (Art. 10).
E per il tramite di un suo organo, il Giurì può disporre la “cessazione” di eventuali pubblicità considerate non conformi. Così era ad esempio accaduto per la pubblicità di”Patatine amica chips” che avevano assoldato la star del porno Rocco Siffredi.
A convincere il Giurì era stato il Moige, ossia il MOvimento Italiano Genitori, un'associazione di promozione sociale italiana impegnata in ambito sociale ed educativo per la protezione dei minori, che ritiene «minacciati dalla pedofilia, dal bullismo o da spettacoli televisivi violenti e volgari» e per la tutela dei diritti dei genitori.
Entrando poi nei meandri della legge penale, il codice penale prevede diversi reati nei confronti di chi distribuisce o commercia “atti osceni”, definiti dall’art. 529 come “gli atti e gli oggetti che, secondo il comune sentimento, offendono il pudore.”.
Si tratta di un articolo ad interpretazione “aperta” che senza dubbio deve essere interpretato “al passo con i tempi”.
E voi cosa ne pensate?
Fatecelo sapere nei commenti.
Lawpills
