Buongiorno amici di Lawpills!
Spesso anche nel mondo legale valgono i vecchi detti delle nostre nonne, e mai come in questo caso, il detto “chi si loda si imbroda” calza a pennello.
Sembra surreale, ma anche nella nostra professione c’è bisogno di farsi pubblicità e per farlo, c’è anche chi ricorre a soluzioni non proprio convenzionali.
È il caso di un’avvocatessa che aveva ingaggiato veri e propri attori millantando successi e vittorie professionali non corrispondenti al vero. La donna aveva rilasciato interviste ed era stata ospite in programmi TV fingendo rapporti di lavoro con attori da lei pagati, in casi dal forte richiamo mediatico.
Già condannata alla sospensione per 4 mesi dal Consiglio Nazionale Forense per violazione del Codice Deontologico nella parte in cui richiede
- necessari criteri di equilibrio e di misura nel rilasciare interviste,
- il rispetto dei principi di decoro, probità, dignità e correttezza
- oltre che il rispetto dei doveri di equilibrio, misura, segretezza e riservatezza propri di un avvocato.
In particolare, la donna aveva attuato comportamenti vietati per l’acquisizione della clientela:
più dettagliatamente, la “professionista” (tra virgolette) aveva interpretato ruoli in processi inventati, proposto giudizi di classe manifestamente infondati determinando a carico dei propri clienti sicure condanne alle spese di lite, nonché fornito come propri recapiti telefonici quelli di altri studi legali al solo e unico fine di procacciarsi nuovi assistiti.
La questione è stata confermata anche dalla Corte di Cassazione con sentenza n. 5420 del 2021, in quanto le obiezioni circa l’adeguatezza della sanzione prospettate dall’avvocatessa nel ricorso risulterebbero inammissibili. “La determinazione della sanzione più adeguata costituisce infatti tipico apprezzamento di merito e non di legittimità”, insindacabile dunque dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione.
Una sentenza sicuramente interessante, che apre le porte al delicato tema dei rapporti tra avvocati e organi d’informazione, causa di una spettacolarizzazione della professione forense troppo spesso non corrispondente alla realtà.
In questo caso, l’eccesso di vanità è sicuramento costato caro alla collega.
È proprio vero che non ci si può più fidare nemmeno del proprio avvocato… ma fortunatamente però, esistono i Lawpills!
